c’è tanto cinema a me sembra in questa poesia. è un autore che devo ancora frequentare e da tempo mi ripropongo di farlo, ma questo sento: lo spostare l’occhio cone fosse una macchina da presa, sui dettagli che compongono la ‘scena’. Mi piace, è uno modo di ‘utilizzare’ lo sguardo che agli americani riesce bene. Penso a certo cinema di Gus Van Sant. Anyway, son d’accordo con Natàlia, riguardo la ‘sovrarealtà’: ce n’è così tanta qua dentro ed è così pregnante e piena! Mi piace leggere i poeti statunitensi ad alta voce: il suono della lingua è meraviglioso, ed il respiro si sposta soggettivamente, come nel jazz. Grazie.
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